ACCENTI IDEALI NEL REALISMO PITTORICO DI
FOLCO CIANFANELLI
Paradigmatica nel suo itinerario stilistico la Retrospettiva di opere scelte dal figlio Filippo per onorare l’originale excursus pittorico del padre Folco Cianfanelli a cent’anni dalla nascita ( 1925 – 1993) – pittore, grafico, illustratore – a partire dalla rievocazione della rinomata Personale allestita negli anni Sessanta nella “Sala della Torre” presso la Società di Belle Arti – Circolo degli artisti “Casa di Dante”, alla presenza del sindaco Piero Bargellini. Un’originale carriera e patrimonio pittorico la cui cifra stilistica ha registrato il successo, l’apprezzamento ed i riconoscimenti della Critica, con opere presenti in collezioni pubbliche e private quale artista membro di sodalizi storici fiorentini e nazionali: “Il Paiolo”, “Il Donatello”, l’Accademia Tiberina ed il Gruppo italiano.
Fiorentino di nascita, ha esercitato la professione di Decoratore nel Laboratorio-bottega in via Maggio, coltivando fin da giovane la passione per l’Arte: inseparabile il blocco di carta nella predilezione per la Penna in feltro Flo-Master dai plurimi ugelli per oculate trame lineari e la dedizione ai tratti morbidi dei pastelli, carboncino, matita grasse, abbracciando la Pittura ad olio su tela e su tavola.
Preziosa ed esemplare nei raffinati orditi segnici la narrazione della Firenze inedita nei suoi scorci prospettici dei tipici vicoli e le carismatiche architetture delineate nel corpus di 12 litografie “La Firenze nascosta”(1969) con la significativa prefazione di Piero Bargellini, trovando riscontro anche nella suadente testimonianza di Giorgio la Pira: “ Il “Mistero dei Tetti” di Firenze è tutto qui: essi sono, con la cupola, quasi “ un sacramento” che si fa specchio e diffusore della Bellezza, della purità, e della pace celeste”.
L’intenzionalità artistica di Folco Cianfanelli, nella parabola formale del suo ricercato percorso produttivo, è alimentata da un estro creativo che risponde al sentimento di affezione per il “VERO” nella pluralità dei soggetti attinti ad un Naturalismo delineato secondo le percezioni emozionali-cognitive che denotano un’immedesimazione introspettiva di respiro lirico.
Il clima estetico che lo precede nel XIX° secolo registra le rivoluzioni delle prassi pittoriche dei Macchiaioli dai colori densi in accesi contrasti, seguito dalle conquiste degli Impressionisti Francesi sulle valenze iridescenti della luce sul prisma delle cromie (emissione, assorbimento e propagazione): correnti fondamentali per la nascita della Pittura moderna nell’accostamento all’epifania del reale.
La vis contemplativa del Bello naturalistico cattura il suo esprit rappresentativo nelle verità armoniose e speculative del visibile: approccio che si legge nei dipinti presenti nel catalogo – arco di tempo dagli anni Sessanta agli Ottanta – che interpretano una scelta pluralità di visioni in cui trapela il fascino esercitato dal “diletto dell’occhio”.
Il culto ristoratore per il territorio Toscano si svela nell’osservazione ed affezione per il paesaggio Mugellano e Maremmano, votandosi a ritrarre realistiche ed incisive vedute arboree e boschive, dai silenti sentieri e anfratti campestri nel peregrinare della salubrità psico-fisica, terreni agresti coronati dal lavoro dei campi alla presenza di armenti, covoni, pagliai. Distensivi si offrono al fruitore i dilatati profili vallivi e declivi verdeggianti in ampi orizzonti punteggiati da casolari, per approdare al litorale marino Tirrenico al cospetto di barche.
Le trame delle pennellate si stemperano nella gamma di cromie dai timbri vividi e pastosi secondo vitali e studiate composizioni che vibrano di chiaroscuri luministici nelle variazioni di albe, meriggi e tramonti, dalle ricercate vibrazioni atmosferiche, nell’aura mediterranea dei cicli stagionali, caricandosi di accenti ideali nel respiro della sacralità biologica ed ambientale dell’esistere, evocando i versi endecasillabi di G. Carducci “… Ma di lontano / pace dicono al cuor le tue colline / con le nebbie sfumanti ed il verde piano / ridente ne le piogge mattutine”.
La maestria incisiva nella padronanza della composizione formale, avvalorato da floridi pigmenti, si sofferma su interni che ritraggono assorte Nature morte, per giungere ad interpretare, con sapienza di posture corporee a ritroso, la sensuale e solitaria Figurazione di nudità femminili.
Un afflato universale si legge nei suoi dipinti desunti da stati di riflessione visiva, nell’incanto panico con il contingente fenomenico, accorpati sulla tela secondo una poetica cromatica sintonizzata secondo accenti meditativo-olistici per cui: “L’artista è il Sole, i pianeti i suoi sensi” ( il poeta – filosofo Novalis)
Nella preminenza ai dati della Natura nella sostenibilità del fare artistico Cennino Cennini, autore del Libro dell’ Arte ( fine sec. XIV) afferma: “La piu’ perfetta guida che possa avere e migliore timone, si è la trionfale porta del ritrarre di naturale. E questo avanza tutti gli altri essempi e sotto questo con ardito cuore sempre ti fida” (Cap. XXVIII).
Folco Cianfanelli in virtu’ della sua versatile e singolare attività di illustre grafico nella talentuosa predisposizione al disegno, ricopre la nomina di Professore di Decorazione alla Scuola d’Arte a Vigo di Fassa in Trentino, dove fonda l’Arte Ladina del Mobile ed allestisce una Personale a Bardonecchia in alta Val di Susa che attesta il suo attaccamento per la montagna.
Raffinato illustratore di libri di narrativa, collaboratore di tavole per i titoli del film “Camera con vista” di James Ivory (1985); nelle vesti di Alpino, si è distinto nel contesto storico fiorentino, per aver realizzato, dal 1957 al 1993, 17 Manifesti ufficiali per le Adunate nazionali dell’Associazione Alpini di Firenze, ideando anche la prima testata della Rivista “La nostra penna” (1976). Esemplare nel suo simbolismo l’icona ideata a colori del Cappello degli Alpini in primo piano, con sullo sfondo la Torre di Palazzo Vecchio, dal merlato Camminamento di Ronda che si erge sulla città del Giglio, su cui sventola la Bandiera Italiana per la XXX° ADUNATA dell’A.N.A.: “Firenze ha accolto con un fraterno abbraccio trentamila penne nere di tutte le città d’Italia” (La Nazione 18 marzo 1957).
SILVIA RANZI